Quando si trasloca, può accadere che il contatore sia chiuso perché il precedente proprietario o inquilino intestatario del punto di fornitura ha chiuso l'utenza prima di lasciare l'abitazione. In questi casi, il contatore dovrà essere rimesso in funzione: l'interessato dovrà richiederne la riattivazione rivolgendosi al fornitore di energia elettrica di propria scelta, previa sottoscrizione di un nuovo contratto per l'energia elettrica. Si parla di subentro per indicare la procedura con la quale l'abitazione viene collegata alla rete di distribuzione dell'energia elettrica dopo che il precedente intestatario ha disattivato il contatore creando il cosiddetto periodo di discontinuità. Ecco una breve guida per conoscere modalità, tempi e costi del subentro.
Nel linguaggio comune capita spesso di usare i due termini come sinonimi, in realtà esiste una differenza tra voltura e subentro. Entrambe le operazioni vanno effettuate in caso di trasferimento in un'altra abitazione. La differenza riguarda invece le condizioni del contatore. Si parla di voltura quando è presente ed attivo un contatore: l'utenza è connessa e occorre procedere ad un cambio di intestazione. Si parla, invece, di subentro quando il contatore non è attivo e deve essere rimesso in funzione. Mentre la voltura consiste nel cambio dell'intestatario del contratto relativo ad una fornitura già regolarmente attiva, il subentro concretizza l'attivazione di una fornitura di energia a seguito della cessazione del contratto da parte del cliente precedente.
Al fine della riattivazione della fornitura, occorre avere a portata di mano alcuni dati e documenti. Si tratta dei dati personali del nuovo intestatario del contratto (documento d'identità in corso di validità, codice fiscale e numero telefonico). Devono essere comunicati gli indirizzi di residenza, fornitura e recapito delle fatture e il codice POD. Per l'eventuale domiciliazione della bolletta della luce, occorrono le coordinate bancarie. Altro dato da fornire è la potenza impegnata in kWh: in mancanza di tale dato, il contatore viene riattivato con la stessa potenza in essere quando è stato chiuso, salva la possibilità per il cliente di richiederne un aumento o una riduzione in base alle proprie effettive esigenze. Infine, è importante avere a disposizione un documento attestante la proprietà, la locazione o la fruizione ad altro titolo dell'immobile: nel caso si tratti di prima casa, l'autocertificazione di residenza anagrafica permette di beneficiare della tariffa agevolata per residenti.
L'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente ha fissato in sette giorni lavorativi il tempo massimo per la riattivazione del contatore. Il termine decorre dal momento in cui il cliente inoltra la richiesta. Il fornitore deve trasmettere la richiesta al distributore entro due giorni lavorativi. Il distributore territorialmente competente è tenuto, entro cinque giorni lavorativi, a procedere all'attivazione. Se il distributore per cause a lui imputabili tarda nell'attivazione, il cliente ha diritto ad un indennizzo automatico pari a 35 euro o 70 euro o 105 euro, a seconda che l'attivazione sia stata effettuata, rispettivamente, entro il doppio, entro il triplo od oltre il triplo del tempo previsto. Qualora l'impianto sia stato modificato o trasformato, il computo dei tempi decorre dal ricevimento della documentazione relativa alla sicurezza dell'impianto.
I costi del subentro in regime di maggior tutela sono fissati dall'ARERA: devono essere corrisposti un contributo pari a 25,86 euro a copertura degli oneri amministrativi, un contributo fisso pari a 23 euro e l'imposta di bollo sul nuovo contratto pari a 16 euro, a cui deve aggiungersi l'eventuale deposito cauzionale a discrezione del fornitore. Per gli utenti del mercato libero luce, il subentro comporta il versamento di un contributo fisso di 25,86 euro per oneri amministrativi, più una quota di servizio stabilita dal fornitore (indicativamente compresa tra 20 e 60 euro).
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