Si tratta del primo accordo internazionale sul clima tra i paesi industrializzati (ritenuti i principali responsabili dei livelli di gas serra nell’atmosfera) ed ha praticamente fatto storia. Siglato l’11 dicembre 1997 a Kyoto durante la Conferenza delle parti (COP3), nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (nota anche come Accordo di Rio), il Protocollo di Kyoto si rese urgente per mettere in atto una serie di azioni destinate a contrastare il crescente riscaldamento globale.
Ci sono voluti otto anni prima che entrasse in vigore il 16 febbraio 2005, dopo la ratifica da parte della Russia nel 2004, che permise di raggiungere uno dei requisiti minimi (essere sottoscritto da almeno 55 paesi) per la sua attuazione. Si articolava in due fasi: la prima dal 2008 al 2012 e la seconda dal 2013 al 2020, resa possibile dall’Emendamento di Doha del 2012, che estendeva il periodo di applicazione fino al 31 dicembre 2020. Nel 2015 è stato sostituito dall’Accordo di Parigi che definisce gli obiettivi successivi al 2020.
Attraverso il Protocollo di Kyoto i 191 paesi aderenti si impegnavano a promuovere politiche ambientali capaci di incidere sulla crisi climatica in atto e invertirne la rotta. Nella prima fase l’obiettivo fu la riduzione di almeno il 5% delle emissioni di gas serra, responsabili del riscaldamento climatico, rispetto ai livelli del 1990. I gas climalteranti al centro degli obiettivi da raggiungere erano:
In prima fase i paesi dell’Unione Europea si impegnarono a ridurre le proprie emissioni di gas serra di circa l’8%, soglia abbondantemente superata con valori intorno all’11% in meno di emissioni. Obiettivo centrato insomma e lo stesso fu per l’Italia, che aveva ratificato l’accordo di Kyoto nel 2002 mettendo in campo misure volte all’incentivazione delle energie rinnovabili e alla promozione della efficienza energetica: rispetto all’impegno preso dal governo di allora per ridurre le emissioni del 6,5%, il nostro Paese nel 2013 si attestò infatti al 7%. Alla fine del secondo periodo del Protocollo di Kyoto le emissioni italiane totali di CO2 sono invece diminuite del 26.7%.
L’Accordo di Parigi sottoscritto da 195 paesi nel 2015 ed entrato in vigore il 4 novembre del 2016, sostituisce il Protocollo di Kyoto e introduce per la prima volta il concetto di “zero emissioni”. Stabilisce infatti che tutti gli Stati firmatari, non solo quelli industrializzati come invece prevedeva il Protocollo, contribuiscano concretamente e con obiettivi vincolanti alla riduzione di CO2 che nella seconda metà del secolo dovranno scendere a zero. Come? Impegnandosi a mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi e con un aumento massimo di 1,5 gradi. L’accordo prevede inoltre che per raggiungere questo obiettivo:
Nel 2020, nell’ambito dell’Accordo di Parigi, l’Unione Europea si è impegnata a ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030.
Con l’emendamento di Doha dell’8 dicembre 2012 ha formalmente istituito il secondo periodo di impegno per la lotta alle emissioni di CO2 del protocollo di Kyoto approvando un più ampio pacchetto di provvedimenti:
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