Lampioni mal direzionati, insegne luminose, tabelloni pubblicitari elettronici, grandi edifici o stadi con luci accese tutta la notte, luci decorative su piazze o parchi utilizzate in modo non corretto: sono tutte fonti di inquinamento luminoso, un fenomeno causato dall'eccessiva o errata illuminazione artificiale, che finisce per alterare i livelli naturali di luce notturna ostacolando per esempio la visibilità del cielo stellato e modificando il naturale ciclo di luce e buio negli esseri umani e negli animali.
Le principali cause dell’inquinamento luminoso sono riassumibili nelle seguenti tipologie.
Conseguenze inquinamento luminoso
L'inquinamento della luce è una problematica crescente che non solo rappresenta uno spreco di energia, ma ha impatti ed effetti negativi sull'ambiente e la salute delle persone. Provate a immaginare ad esempio come sarebbe il cielo delle nostre città senza inquinamento luminoso: si vedrebbero le stelle. Una delle principali conseguenze, infatti, di una luce artificiale eccessiva è la difficoltà di osservare il cielo notturno, rendendo complicato il lavoro di astronomi e ricercatori che dalle campagne appena fuori dai centri urbani sono stati costretti negli anni a spostarsi in luoghi sempre più distanti come deserti o isole. Effetti nocivi si riscontrano anche sulla nostra flora e fauna: molti animali basano i loro ritmi biologici sul ciclo giorno-notte, l’inquinamento luminoso però altera questa alternanza creando uno sfasamento.
Diverse specie, inoltre, che normalmente si orientano grazie alla luce della luna e delle stelle, finiscono per essere disorientati dall’illuminazione artificiale, mentre alcuni organismi vegetali hanno difficoltà ad adattarsi alle variazioni stagionali, compromettendo la loro sopravvivenza e quella dell’intero ecosistema. Dal punto di vista della salute umana l’esposizione prolungata alla luce artificiale durante la notte potrebbe aumentare il rischio di disturbi del sonno, obesità, diabete e persino di Alzheimer come dimostrerebbe lo studio condotto da un gruppo di ricerca del Rush University Medical Center dell’Illinois.
Misurazione dell’inquinamento luminoso
Quantificare l’inquinamento luminoso è possibile, basta tenere conto di alcuni indicatori:
La misurazione della perdita di luminosità in genere può essere effettuata con strumenti specifici (i fotometri) come, per esempio, lo Sky Quality Meter; l’unità di misura è la magnitudine per arcosecondo quadrato. Maggiore è la magnitudine rilevata, minore sarà l'inquinamento luminoso.
La normativa sull'inquinamento luminoso in Italia fa riferimento alla norma UNI 10819 entrata in vigore a marzo 2021, che aggiorna la versione del 1999 e introduce importanti novità nei metodi di calcolo e verifica dell'inquinamento luminoso e amplia il contesto dagli impianti di illuminazione stradale e luoghi di lavoro all'aperto, ad aree residenziali, parchi, giardini, aree sportive, monumenti ed edifici di pregio architettonico.
Il quadro normativo include inoltre regolamenti regionali e comunali che incoraggiano l'uso di apparecchi di illuminazione più efficienti e meno inquinanti.
Pur essendo necessaria per garantire un adeguato livello di sicurezza nelle città, l’illuminazione artificiale impropria rischia di diventare quindi nociva per l’ambiente e la salute umana.
A lanciare l’allarme sono stati negli anni diversi studi come quello pubblicato su “Science” e ripreso dal sito dell’Agenzia Spaziale Italiana Globalscience, secondo il quale nell’arco di 11 anni a partire dal 2011, la luminosità del cielo nel mondo è aumentata tra il 7 e il 10% all’anno. Non è da meno l’appello di un gruppo di scienziati che in una serie di interventi su Nature Astronomy ha denunciato l’impatto delle mega-costellazioni di satelliti Starlink di Elon Musk.
In base ai risultati di una ricerca condotta dall’Istituto di Scienza e Tecnologia dell'Inquinamento Luminoso (ISTIL), in Italia le regioni con un maggiore inquinamento luminoso sono Lazio, Liguria, Campania e Lombardia, mentre tra le più virtuose rientrano Trentino Alto-Adige, Valle d'Aosta, Molise, Basilicata, Sardegna, Umbria, Abruzzo, Marche e Calabria.
La regione con la più ampia frazione di superficie con cielo molto buono è la Basilicata, mentre quella con la frazione meno estesa è il Veneto.
Insieme alla Corea del Sud l’Italia sarebbe, secondo i dati resi noti nel 2016 dalla rivista Science Advances, tra i Paesi del G20 in cui l’inquinamento luminoso è più diffuso; otto italiani su dieci non avrebbe la possibilità di vedere il cielo notturno e di osservare la Via Lattea. L’inquinamento luminoso è in aumento in tutto il mondo, in questo senso fondamentale è “L’Atlante Mondiale dell’inquinamento luminoso” realizzato da Fabio Falchi: sulla base dei dati rilevati dai satelliti meteorologici della difesa americana (DMSP) tra il 1996 e il 1999, lo studioso ha osservato che almeno due terzi della popolazione mondiale vive in aree dove il cielo è inquinato. A guidare la classifica sono Stati Uniti ed Europa, dove la percentuale arriva al 99%.
Per ridurre l'inquinamento luminoso basterebbe ricorrere ad alcune misure.
L’ultimo, ma non per questo meno importante passaggio per evitare sprechi e ottenere un buon risparmio, è affidarsi a un fornitore attento alla sostenibilità come VIVI energia con le sue offerte green, l’uso di energia rinnovabile e un’ampia gamma di efficienza energetica: