GIGAFACTORY

Cosa sono le gigafactory

Con il termine gigafactory ci si riferisce a una fabbrica di dimensioni gigantesche pensata per produrre batterie per auto elettriche. Il termine è stato usato per la prima volta nel 2013 da Elon Musk, il fondatore di Tesla, parlando della necessità da parte della casa automobilistica di rispondere a un crescente fabbisogno di batterie per le sue auto al minor costo possibile. Oggi è il nome della fabbrica di batterie al litio e di componenti per veicoli elettrici con sede fuori Reno in Nevada e di proprietà della Tesla; è stata la prima ad essere chiamata con il nome di Gigafactory e a dedicarsi alla produzione massiccia di batterie di ultima generazione. L’espressione viene utilizzata per indicare quindi mega impianti di produzione di batterie per auto; si tratta di fabbriche tecnologicamente avanzate e in grado di produrre ogni anno batterie per una capacità di accumulo totale di decine di Gigawattora, utilizzando fonti di energia rinnovabile e riducendo l’impatto ambientale dell’intero processo di produzione. Sono batterie più efficienti e durevoli rispetto a quelle tradizionali con tempi di ricarica molto rapidi e ottime performance.

Come funziona una gigafactory

Musk ha definito una gigafactory come "una macchina che costruisce un'altra macchina", il grado di automazione di questi stabilimenti è infatti molto alto ed è al loro interno che si svolge l’intero processo di produzione delle batterie elettriche che si articola in tre fasi:

  • la produzione degli elettrodi: consiste nella miscelazione di materie prime in polvere (grafite, ossido metallico di litio) con acqua e solventi per creare la soluzione che conterrà il polo positivo e il polo negativo della cella. L’impasto viene applicato a strati su lamine ed infine essiccato; si tratta del rivestimento destinato a proteggere le batterie e le loro prestazioni nel tempo.
  • l’assemblaggio delle celle: inizia con la separazione dei fogli di anodo e catodo, successivamente essiccati, tagliati nelle dimensioni desiderate e impilati gli uni sugli altri tramite il separatore. Si realizza così la struttura delle batterie vera e propria.
  • l’attivazione delle batterie: le celle trasportate in un stanze apposite vengono sottoposte a cicli di carica e scarica a basso voltaggio per consentire ai vari materiali di stabilizzarsi. Al termine delle operazioni la cella viene sigillata per poi essere unita ad altre celle; insieme creeranno la batteria da montare sull’auto elettrica.

Le gigafactory in Europa e nel mondo

Nella corsa alle batterie per auto elettriche è la Cina a dettare il passo, responsabile del 78% della produzione mondiale; seguono l’Europa e gli Stati Uniti che guidano la rivoluzione delle gigafactories rispettivamente con il 7,7% e il 6,2%. Nel 2014 Tesla ha fatto da apripista prima con la gigafactory del Nevada, poi con quelle di Buffalo, Shanghai, Berlino e Austin. Oggi numerosi altri produttori di auto hanno deciso di puntare sul modello delle gigafactories, tra questi Volkswagen, Stellantis e Mercedes-Benz; in Europa spiccano Automotive Cells Company (ACC), Verkor, Northvolt, Freyr, CATL, LGES e Samsung Sdi che stanno diventando sempre più specializzati nella produzione di celle.

Secondo Benchmark Minerals Intelligence (BMI) saranno almeno 236 le gigafactories attive nel mondo entro la fine del 2023, e prima del 2030 i primi cinque produttori di batterie per capacità in Europa saranno: Tesla (in Germania) con 125 GWh, Northvolt (in Svezia) con 92 GWh, CATL (in Germania) con 80 GWh, LGES (in Polonia) con 67 GWh, ACC Total/Stellantis (in Germania, Francia, Italia) con 64 GWh. In generale sono i paesi scandinavi a spiccare per numero di progetti legati alla produzione di batterie elettriche, ma è la Spagna la più attiva con ben 4 gigafactory in cantiere: l’impianto da 10 GWh di Basquevolt, quello di Envision di 30 GWh, la fabbrica di Volkswagen da 40 GWh e infine l’impianto di InBat che avrà una capacità di 32 GWh.

Le gigafactory in Italia

In Italia i progetti sono attualmente tre. Il progetto più importante è quello di ACC, joint venture tra Stellantis, Total e Mercedes Benz, che con un sostegno del governo italiano di 370 milioni e un investimento di oltre 2 miliardi, realizzerà una Gigafactory a Termoli, in Abruzzo: lo stabilimento dovrebbe essere operativo dal 2026 e arrivare a 40 GWh di capacità annua entro il 2030. Resta ancora un’ipotesi invece il progetto di Volkswagen per una gigafactory in Emilia-Romagna attraverso il marchio Audi. Mentre a Teverola in provincia di Caserta, FAAM ha già avviato la produzione pilota di un impianto che entro il 2024 arriverà a 8 GWh all’anno.

Pro e contro delle gigafactory

Ma quali sono i pro e i contro di questi sistemi? Tra gli aspetti positivi c’è sicuramente il vantaggio occupazionale per l’area che ospiterà lo stabilimento, senza contare la spinta che le gigafactory daranno nella transizione verso una mobilità sostenibile. Questo tipo di impianti aiuta inoltre a migliorare lo stato di salute del nostro pianeta, visto che la produzione di batterie avviene in modo sostenibile sfruttando sempre più energie rinnovabili al posto di combustibili fossili.

Secondo Elon Musk ad esempio, servirebbero solo 100 gigafactory per avere energia pulita sufficiente per tutti. “Il vantaggio di avere batterie che si ricaricano con l’energia solare è che si può evitare di costruire centrali elettriche. – sostiene– Un villaggio sperduto può ricavare l’energia che gli serve da batterie alimentate col sole, senza dipendere da migliaia di tralicci ad alta tensione”. Ma non mancano gli aspetti negativi soprattutto di natura ambientali, come:

  • l'elevato consumo di acqua per la produzione delle batterie
  • l’impatto ambientale sull’area interessata dallo stabilimento
  • l'emissione di gas tossici da parte dell'impianto
  • lo sfruttamento intensivo e il costo elevato delle risorse necessarie alla produzione di batterie per auto elettriche come litio, cobalto, nichel
  • il problema su come riciclare in maniera adeguata le batterie
  • le batterie al litio sono ancora molto lontane dall’essere rispettose dell’ambiente (come molte altre batterie, le celle agli ioni di litio che alimentano la maggior parte dei veicoli elettrici si basano su materie prime, come il cobalto, che possono avere gravi ripercussioni sull’ambiente ambientali e sui diritti umani)

Ricarica domestica auto elettrica: perché scegliere VIVI energia

La mobilità elettrica è il futuro, ecco perché è importante scegliere un fornitore di energia in grado di provvedere anche alle esigenze di chi ha un veicolo elettrico e vorrebbe ricaricarlo comodamente da casa propria tramite wallbox. Con VIVI energia tutto questo è possibile: le wallbox sono dotate di un sistema di ricarica intelligente, proteggono dalle dispersioni in corrente continua e si adattano a qualsiasi ambiente grazie all’installazione a incasso.

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Il contenuto è a scopo informativo per cui Vivigas S.p.A. non si assume la responsabilità in caso di errori/omissioni e invita sempre il cliente a visitare il sito di Arera per qualsiasi verifica o approfondimento.