L’economia circolare è un sistema economico di produzione e consumo basato sulla condivisione, il prestito, il riutilizzo, la riparazione, il ricondizionamento e il riciclo di materiali e prodotti. Lo scopo è quello di allungare il ciclo di vita del prodotto, riducendo i rifiuti al minimo e reintroducendolo nel ciclo economico, così da rigenerare ulteriore valore. Terminata la sua funzione il prodotto non viene buttato via ma reintrodotto nel ciclo produttivo riciclandone i materiali che lo compongono. Si tratta in sostanza di un sistema economico in grado di rigenerarsi assicurando la propria ecosostenibilità.
L’economia circolare si basa su cinque principi essenziali:
L’utilizzo di energie rinnovabili ha un ruolo cruciale nella produzione di beni e risorse circolari, a partire dal modo in cui le componenti degli impianti rinnovabili vengono progettate, fabbricate, costruite e gestite. Le rinnovabili come, ad esempio, l’energia solare o l’energia eolica, rappresentano l’alternativa ideale all’uso dei combustibili tradizionali e aprono sempre più la strada a uno sviluppo sostenibile. In un’economia circolare le fonti rinnovabili sostituiscono quelle non rinnovabili (petrolio, gas, carbone) e diventano centrali per diverse ragioni:
Differenza tra economia circolare e lineare
Nel tradizionale modello di economia lineare la produzione di un bene genera sempre uno scarto, un rifiuto che non verrà in alcun modo riutilizzato: la logica dominante è quella del “fai, usa e getta”. Nell’economia circolare invece si cerca di ridurre o eliminare il concetto di rifiuto a favore di una maggiore ecosostenibilità del processo produttivo, grazie al riciclo e al riutilizzo dei materiali. Nel primo caso, inoltre, si tende a sfruttare le risorse naturali in modo intensivo, nel secondo invece prevalgono i concetti di risparmio ed efficienza energetica, l’obiettivo principale è ottimizzare le risorse. Se quella circolare incentiva il riuso e riciclo, l'economia lineare incoraggia invece il consumo e la produzione continua di nuovi beni, spingendo sempre di più il consumatore a comprare e a sostituire frequentemente i prodotti esistenti, anche se ancora funzionanti.
La transizione verso un’economia circolare porta con sé innumerevoli vantaggi come:
Progettare e realizzare prodotti duraturi, riutilizzabili, riparabili o riciclabili è una tendenza sempre più diffusa che trova spazio in moltissimi campi di applicazione: dal tessile all’agricoltura, dal settore del food delivery a quello della moda, dal design all’edilizia, dall’elettronica al trasporto pubblico. Grazie ad un accordo con Barilla, ad esempio, Favini (produttore di carta) usa la crusca recuperata da Barilla dopo la macinazione dei cereali, per produrre carta per il packaging di alcuni prodotti firmati Barilla. Non è di meno Lavazza, che dal 2015 insieme all’azienda chimica Novamont, specializzata nel settore delle bioplastiche, realizza capsule biodegradabili; da molto prima invece, precisamente dal1993, l’azienda tessile statunitense Patagonia produce indumenti in pile attraverso bottiglie di plastica riciclate. E sono sempre di più le imprese che allungano la vita dei loro prodotti, mandando in soffitta le tradizionali pratiche di obsolescenza programmata; lo fa l’olandese Fairphone, con il primo smartphone progettato per essere facilmente riparabile e durare a lungo: invece di cambiare cellulare quando ad esempio si ha bisogno di una fotocamera più performante, è possibile sostituire solo un pezzo.
L’economia circolare è un’occasione anche per gli enti pubblici, in particolare le amministrazioni locali, responsabili della gestione dei rifiuti e dell’acqua, della pianificazione urbana, dello sviluppo commerciale, dell’assistenza e dei servizi sociali e della protezione dell’ambiente. Il loro ruolo sarà cruciale per coinvolgere e orientare i cittadini a pratiche di economia circolare: mobilità elettrica, comunità energetiche per la produzione e la condivisione di energia da fonti rinnovabili, lampioni a Led intelligenti e connessi per un’illuminazione smart, durevole ed efficiente.
Secondo l’ultimo “Rapporto nazionale sull’economia circolare” realizzato da Circular Economy Network (CEN) ed ENEA, l’Italia è il paese più circolare d’Europa. La classifica prende in considerazione il tasso di circolarità delle cinque principali economie dell’Unione Europea (Italia, Germania, Francia, Spagna e Polonia) e assegna a ciascuna un punteggio (Italia 20, Spagna 19, Francia 17, Germania 12 e Polonia 9) sulla base di sette indicatori: tasso di riciclo dei rifiuti; tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo; produttività delle risorse; rapporto fra la produzione dei rifiuti e il consumo di materiali; quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo totale lordo di energia; riparazione; consumo di suolo.
In Italia la strategia per un’economia circolare passa attraverso l’adozione di due piani di azione previste nell’ambito del PNNR e finanziate con 2,1 miliardi di euro: la Strategia nazionale per l’economia circolare e il Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti. Gli obiettivi principali della prima linea di investimento sono: nuovi sistemi di tracciabilità dei rifiuti, incentivi fiscali a sostegno delle attività di riciclo, un sistema di tassazione ambientale dei rifiuti che privilegi il riciclaggio rispetto allo smaltimento in discarica e all’incenerimento, diritto al riutilizzo e alla riparazione, misure per l’uso del suolo e delle risorse idriche in ottica di economia circolare, digitalizzazione e miglioramento di strutture per la raccolta differenziata.
Il Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti invece ha come obiettivo primario la riduzione della produzione nazionale di rifiuti. Il programma fissa i criteri e le linee strategiche per Regioni e Province autonome. In Europa il documento principale per l’adozione di politiche che favoriscano l’attuazione di un’economia circolare, è il cosiddetto Piano d'azione per una nuova economia circolare adottato dalla Commissione a marzo 2020. Si tratta di un vasto pacchetto di riforme con l’obiettivo di decarbonizzare l’economia europea e rispettare gli obiettivi fissati dal Green Deal raggiungendo il target di zero emissioni entro il 2050. Il piano prevede:
La scelta green di VIVI energia
Anche la scelta del proprio fornitore di energia elettrica è un passo importante nel processo di transizione verso pratiche di economia circolare. Un gestore attento all’ambiente e capace di promuovere azioni sostenibili come VIVI energia svolge un ruolo partecipe nella promozione di forme di energia pulita, come dimostra l’ampia offerta di soluzioni di efficienza energetica messe a disposizione dei propri clienti: